[PS2] Devil May Cry 3, Recensione

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view post Posted on 20/8/2008, 12:35
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La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni
Quattro anni fa Shinji Mikami presentava al mondo quello che di lì a poco sarebbe divenuto il nuovo punto di riferimento degli Hack & Slash di nuova generazione. Nato quasi per caso, il motore grafico era stato pensato per Resident Evil, Devil May Cry ridefiniva, di fatto, gli standard di un genere sull'orlo del precipizio, salvo poi piombare nella polvere a causa della nefasta uscita di DMC 2. E' proprio sul mezzo fallimento di quel progetto, coinciso guarda caso con il mancato coinvolgimento dello stesso Mikami, la base su cui Capcom ha costruito Il Risveglio di Dante, titolo creato con il preciso intento di ridare lustro ad una serie che pareva aver smarrito la strada del successo. Ed è un ritorno al passato in tutti i sensi, giacché l'intera avventura si dipana attorno agli eventi immediatamente precedenti a quelli descritti nel primo Devil May Cry, con il nostro Dante opposto alla sua nemesi, il fratello gemello Vergil. La casa di Osaka è comunque andata ben oltre il semplice confronto fratricida, presentando un background narrativo molto più articolato, ricco di colpi di scena ed interessanti new entry atte a colmare le lacune narrative del primo episodio.

A ciascuno il suo...stile
Gran parte del successo di Devil May Cry è da attribuire alla miscela esplosiva che unisce l'ottimo level design ad uno dei migliori protagonisti dell'universo a tre dimensioni. In tal senso Il Risveglio di Dante conferma le medesime premesse, presentando ancora una volta evocative strutture in stile gotico ed un personaggio – Dante - più in forma e zotico come non mai. Il processo di ringiovanimento a cui il protagonista è stato sottoposto ci consegna in particolare un uomo sicuramente più immaturo e borioso del solito, capace di alternare improbabili surfing sulla schiena dei nemici a simpatici siparietti degni delle migliori commedie cinematografiche, ma sempre pronto ad ostentare una potenza d'attacco incredibilmente varia ed incisiva. Il team di Osaka è tuttavia andato ben oltre il mero restiling visivo, inserendo per la prima volta la possibilità di selezionare, in occasione dell'inizio di ogni livello o attraverso le statue dello spirito del tempo disseminate lungo i venti livelli di gioco, lo stile di combattimento più consono alle proprie attitudini. Ciascuno dei quattro stili disponibili, a cui se ne aggiungeranno altri due in corso d'opera, andrà ad influire sul comportamento in battaglia di Dante, che potrà così prediligere tecniche che implichino un uso avanzato delle armi bianche, ad altre destinate ai giocatori più “difensivisti”. Sebbene una scelta di questo tipo non comporti nessuna particolare modifica al normale svolgimento del gioco, piuttosto lineare, la selezione di uno stile piuttosto che un altro potrebbe complicarci o viceversa facilitarci la vita, fattore che presuppone quindi un minimo di discernimento tattico da parte dell'utente.
A prescindere dallo stile utilizzato, il nostro protagonista avrà comunque la possibilità, inedita, di apprendere nuove tecniche di combattimento, potenziare le armi in proprio possesso (che aumenteranno di efficacia in base alla quantità di esperienza accumulata nella relativa barra energetica), ed accrescere il proprio inventario con nuovi oggetti e nuove armi, alcune incredibilmente potenti ed altre assolutamente improbabili (vedere per esempio la chitarra demoniaca), che non potranno comunque essere equipaggiate per un numero superiore a quattro (due armi bianche e due da fuoco). Interessante segnalare infine che tutte le armi bianche aggiuntive saranno “ricavate” dal cadavere del boss sconfitto e non ritrovate per caso lungo il nostro percorso, scelta non decisiva ai fini del gioco o della trama ma sicuramente più in linea con l'argomento trattato.
Perfezionato ma non stravolo
Da buon seguito che si rispetti, Dante's Awakening non stravolge lo stile di gioco con trovate inedite o rivoluzionarie, badando piuttosto ad esaltare quelle che sono le doti migliori della serie.
Abbandonate le spaziose ambientazioni del prequel in favore d'angusti corridoi e strutture del tutto simili a quelle esibite nel primo capitolo, in Devil May Cry 3 la mancanza di una qualsivoglia variante al tema principale (nessun impegnativo enigma da risolvere ne labirintiche location da esplorare) garantisce un'azione di gioco dinamica e veloce volta all'esaltazione delle doti atletico / belliche del nostro eroe platinato. La presenza di nemici tanto vari, sia per le forme che per il tipo attacco di cui dispongono, quanto numerosi, dotati peraltro di un'intelligenza artificiale che andrà ad affinarsi con il passare dei livelli, rappresenta un ottimo corroborante per la normale fase di esplorazione, offrendo al contempo un discreto esercizio di stile necessario a memorizzare il gran numero di combo disponibili ma soprattutto per accumulare i soliti Red, Green e Blue Orbs utili ad ottenere energia aggiuntiva ed upgrade per il devil trigger che, contrariamente ai precedenti episodi, non sarà subito disponibile.
L'elemento action ben presente in ogni situazione in game, lascerà invece campo alla componente strategica in occasione dei confronti con i boss di fine livello, situazioni in cui sarà necessario un opportuno studio dell'avversario e delle relative tecniche di attacco, diverso da boss a boss, al fine di contrapporre le dovute contromisure ed adottare il metodo di ingaggio più opportuno, che il più delle volte non corrisponderà a quello più devastante.

Una gioia per gli occhi
Devil May Cry 3 è senza mezzi termini una fra le migliori produzioni degli ultimi anni, espressione di quanto abbia ancora da dire il tanto criticato hardware Playstation 2. A cominciare dalle splendide locazioni di gioco, che ripropongono lo stile architettonico noir tutto europeo e proseguendo con gli splendidi filmati di intermezzo, realizzati utilizzando lo stesso motore del gioco, l'ultima fatica del team di Osaka presenta un comparto grafico decisamente sopra la media, in cui gli effetti di luce in tempo reale e la discreta interattività dei fondali garantiscono una perfetta simbiosi uomo / ambiente. Costantemente ancorato sui 60 FPS salvo rare eccezioni, l'engine a disposizione de Il Risveglio di Dante garantisce un dettaglio poligonale sopra la media, impreziosito dalla presenza d'effetti di fogging usati a regola d'arte per limitare il solito annoso problema dell'aliasing.
La scelta di utilizzare ancora una volta una palette di colori volutamente piatta per tutte le locazioni, contribuisce inoltre ad enfatizzare i giochi di luce durante le fasi di combattimento, situazioni in cui è possibile apprezzare anche l'incredibile numero di animazioni, frutto di un intenso lavoro in sede di motion capture, di cui dispongono sia Dante che tutti i nemici in game. In senso positivo si segnala la presenza di un carachter design incredibilmente vario mentre in senso negativo va rimarcata la difficoltà di targeting del nemico nel passaggio da un'inquadratura ad un'altra e l'eccessivo respawn dei nemici. Ciò che però rende Devil May Cry unico nel suo genere è la presenza di un comparto audio incredibilmente valido, con musiche rockeggianti a tema, piuttosto evocative e sempre coerenti con l'azione di gioco, ed il pieno supporto al sistema dolby sourround pro logic II in grado di immergere il giocatore nelle surreali atmosfere create da Mikami.
Un capitolo a parte merita invece il sistema di controllo, che in questo terzo episodio rasenta la perfezione tanto nella risposta alle sollecitazioni che per l'implementazione delle scorciatoie alle funzioni avanzate offerte dai diversi menu in game ed affidate al D-PAD. La messa a punto del sistema di rotazione delle telecamere, che prevede una rotazione di 180° affidata allo stick analogico di destra, ed il rinnovato impianto di targeting del nemico, affidato invece al puslante L3, rappresentano infine la classica ciliegina sulla torta.

Un Dante per tutte le stagioni
Abbiamo dovuto attendere quattro lunghi anni prima di riuscire a mettere le mani sul vero erede del primo Devil May Cry. Capcom pare aver imparato la dura lezione di Devil May Cry 2, realizzando un gioco che rende giustizia ad una serie che pareva aver smarrito la strada del successo. E questa volta la casa di Osaka ha pensato anche ai video giocatori del vecchio continente inserendo la tanto agognata modalità a 60 Hz, assolutamente necessaria per un gioco che ha proprio nella frenesia il suo punto di forza.

SPOILER (click to view)
Fonte: Gamesurf


 
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